Cardio Center

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Grazie ad uno staff medico specialistico notevolmente preparato e a strumenti diagnostici sempre più innovativi, il Cardio Center ha un unico obiettivo: il benessere del paziente.

Garantiamo un ‘assistenza eccellente, senza tempi di attesa e un ambiente dove il paziente deve sentirsi curato da mani esperte, ma allo stesso tempo familiari.

Le nostre attività sono caratterizzate da un approccio multidisciplinare per offrire ai nostri ospiti un percorso di prevenzione o un percorso riabilitativo dedicato e pensato in base alle loro esigenze.

 

Perché affidarsi al Cardio Center?

Affidarsi al Cardio Center significa mettere la propria salute in buone mani.

Partendo dai percorsi prevenzione per arrivare, dove necessario, ai percorsi di follow up post intervento cardiochirurgico, lo staff del Cardio Center offre prestazioni specialistiche per tutte le età e per tutti i livelli di assistenza.

Branche Specialistiche

Angiologia

Aritmologia

Cardiochirurgia

Cardiologia

Cardiologia pediatrica

Chirurgia vascolare

Diagnostica vascolare

Flebologia

Medicina dello Sport

Immagine Angiologia Flebologia

Angiologia Flebologia

Immagine Cardiologia e Aritmologia

Cardiologia e Aritmologia

Immagine Cardiochirurgia

Cardiochirurgia

Immagine Diagnostica Vascolare

Diagnostica Vascolare

Immagine Chirurgia Vascolare

Chirurgia Vascolare

Patologie trattate

Le principali patologie trattate sono quelle legate a problemi circolatori, dalla presenza di capillari nelle gambe alla trombosi venosa profonda e le patologie cardiache, dalla banale tachicardia all’infarto del miocardio.

Elenco specialisti Cardio Center:

Dott.ssa Ambra Lupo

Dott.ssa Ambra Lupo

Specialista in Cardiologia

Dott. Dante Chiappino

Dott. Dante Chiappino

Specialista in Diagnostica Vascolare

Dott. Davide Milanesi

Dott. Davide Milanesi

Specialista in Medicina Dello Sport

Dott.ssa Elena Zappia

Dott.ssa Elena Zappia

Specialista in Medicina Dello Sport

Dott. Enrico Orsoni

Dott. Enrico Orsoni

Specialista in Medicina Dello Sport

Dott. Ettore Remoli

Dott. Ettore Remoli

Specialista in Diagnostica Vascolare

Dott. Fabio Ciuti

Dott. Fabio Ciuti

Specialista in Medicina Dello Sport

Dott.ssa Francesca Belatti

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Specialista in Medicina Dello Sport

Dott.ssa Isabella Spadoni

Dott.ssa Isabella Spadoni

Specialista in Cardiologia Neonatale e Pediatrica

Dott. Marco Tullio Baratto

Dott. Marco Tullio Baratto

Specialista in Cardiologia e Medicina Dello Sport

Dott. Massimo Viganò

Dott. Massimo Viganò

Specialista in Chirurgia vascolare, Angiologia e Flebologia

Dott. Mattia Glauber

Dott. Mattia Glauber

Specialista in Cardiochirurgia

Dott. Michele Favilla

Dott. Michele Favilla

Specialista in Chirurgia vascolare, Angiologia e Flebologia

Dott. Michele Provvidenza

Dott. Michele Provvidenza

Specialista in Cardiologia e Medicina Dello Sport

Dott. Stefano Maffei

Dott. Stefano Maffei

Specialista in Cardiologia

Dott. Tommaso Viva

Dott. Tommaso Viva

Specialista in Cardiologia

Dott. Vittorio Molendi

Dott. Vittorio Molendi

Specialista in Cardiologia, Aritmologia e Medicina Dello Sport

Link:

Presenza di capillari (*1)

A causa di un’eccessiva pressione nel circolo venoso periferico e quindi a causa di un eccesso di sangue presente nel vaso sanguigno, si determina la formazione di un sottile reticolo violaceo nell’area interessata. Propriamente definite teleangectasie, sono gli inestetismi in assoluto più fastidiosi e temuti, soprattutto dalla popolazione femminile.

Generalmente i capillari evidenti rappresentano un problema di natura prettamente estetica, tuttavia in alcuni casi essi possono costituire un vero e proprio campanello d’allarme per patologie vascolari che potrebbero richiedere un approfondimento specialistico.

 

Terapia

Previo accertamento specialistico che escluda la natura patologica delle teleangectasie, che potrebbero in alcuni casi degenerare in insufficienza venosa cronica, i capillari posso essere trattati farmacologicamente, con l’impiego di prodotti fleboprotettori come l’oxerutina, che potrebbero migliorare sensibilmente il decorso della condizione, oppure potrebbero essere trattati mediante scleroterapia, una terapia medica ambulatoriale che prevede l’iniezione di una particolare sostanza all’interno dei capillari. La scleroterapia, o terapia sclerosante si effettua tramite semplici punture con un ago molto sottile, il disconfort del paziente è minimo e le sedute sono ambulatoriali.

Insufficienza venosa (*2)

L’insufficienza venosa è una condizione patologica dovuta ad un difficoltoso ritorno del sangue venoso al cuore, può avere cause organiche o funzionali.

L’insufficienza venosa organica è causata da alterazioni patologiche delle vene, come ad esempio dermatite da stasi, trombosi venosa profonda e da difetti della funzione valvolare, come ad esempio varici. Rientra tra le insufficienze venose organiche anche la cosiddetta sindrome delle gambe senza riposo.

L’insufficienza venosa funzionale è dovuta ad un sovraccarico funzionale delle vene sottoposte ad un lavoro eccessivo, come ad esempio il linfedema.

I sintomi e le complicanze variano a seconda del soggetto e di eventuali patologie associate.

In genere i pazienti riferiscono gonfiore alle caviglie, pesantezza, crampi ai polpacci ed edema all’arto coinvolto, formicolii e iperpigmentazione della pelle.

L’insufficienza venosa richiede una tempestiva diagnosi, da qui l’importanza della prevenzione, e un’intervento terapeutico farmacologico e /o medico. Se non adeguatamente trattata la condizione può degenerare progressivamente, causare dolore e nei casi più gravi la formazione di un trombo.

I fattori di rischio non trascurabili sono l’ipertensione, l’obesità, il fumo, l’assunzione di una postura statica, lo stato di gravidanza e terapia ormonale estrogenica

Terapia

Oltre alla messa in atto di rimedi generali quali l’eventuale correzioni delle abitudini alimentari e dello stile di vita, si suggerisce al paziente affetto da questa patologia l’utilizzo di calze elastiche a compressione, l’applicazione di creme ad azione capillarotropica (in grado di migliorare la funzionalità e la resistenza dei vasi capillari), in casi più importanti si procede, previa visita specialistica comprensiva di doppler, ad approccio medico farmacologico, con l’impiego di anticoagulanti o flebotonici o ad approccio chirurgico.

Trombosi venosa profonda (3*)

La trombosi venosa profonda (TVP) è una malattia caratterizzata dalla formazione di trombi (coaguli di sangue), in grado di occludere del tutto, o solo in parte, i vasi sanguigni.

I trombi possono formarsi nel circolo venoso sanguigno in qualsiasi parte del corpo e determinano un ostacolo alla normale circolazione sanguigna provocando aumento della pressione in quella zona con gonfiore e dolore. A volte tuttavia, può non essere presente alcun disturbo.

La trombosi venosa profonda se trascurata e non curata immediatamente ed adeguatamente è una malattia grave e può portare ad una complicazione potenzialmente mortale come l’embolia polmonare. In questo caso il trombo (o un suo frammento) si stacca dalla sua sede d’origine formando un embolo (ostruzione) che, tramite la circolazione venosa, arriva al cuore e può raggiungere un ramo arterioso del circolo polmonare ostruendolo. Il paziente lamenta difficoltà respiratoria, affanno, dispnea, dolore toracico e il quadro potrebbe peggiorare in un collasso improvviso.

I fattori di rischio sono l’obesità, il fumo, gli eventi traumatici quali fratture a bacino, anca o gamba, i difetti della coagulazione e gli interventi chirurgici di natura ortopedica, come la protesi d’anca o gli interventi di chirurgia generale all’addome.

Terapia

Previo accertamento specialistico con ecocolordoppler, correlato conesami del sangue di base come l’emocromo ed esami di secondo livello come il dosaggio dell’omocisteina, l’antitrombina III, gli anticorpi antifosfolipidi ed eventuali test genetici per escludere la presenza di mutazioni favorenti la trombosi come la mutazione MTHFR, gli obiettivi della cura della trombosi venosa profonda sonoquello di prevenire l’aumento del trombo e la partenza di emboli e quello di promuovere ed accelerare la degradazione del trombo stesso al fine di prevenire complicazione a lungo termine.

Solitamente il trattamento farmacologico inizia con la somministrazione di eparina, per passare poi al trattamento con terapia anticoagulante orale.

Indubbiamente l’arrivo dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) ha aperto interessanti prospettive nella terapia della trombosi venosa profonda: si tratta di inibitori diretti della trombina o del fattore X attivato (FXa) della cascata della coagulazione che appaiono efficaci, sicuri, con breve emivitae ridotte interferenze con altri farmaci o alimenti, senza dover costringere il paziente a frequenti esami di laboratorio.

In alcuni casi la terapia con gli anticoagulanti può non essere efficace o essere controindicata, oppure può essere necessario interromperla per altri motivi, per tali ragioni è sempre bene rivolgersi ad uno specialista del settore che può accompagnare il paziente nel percorso terapeutico più indicato.

Aritmie cardiache (Tachicardia, bradicardia, extrasistolia, fibrillazione atriale) (4*)

Le aritmie cardiache sono alterazioni del ritmo e della frequenza di contrazione del cuore, sono solitamente riferite dal paziente come “battito cardiaco incostante, palpitazioni, debolezza, capogiri, malessere generale, difficoltà respiratoria e sensazione di cuore in gola”. Per diagnosticare correttamente le aritmie cardiache è sufficiente svolgere una visita cardiologica comprensiva di un elettrocardiogramma basale (ECG a riposo), esame diagnostico semplice e non invasivo che permette di studiare il ritmo del cuore. In alcuni casi è opportuno approfondire con un holter cardiaco dinamico, ovvero un monitoraggio della conduzione cardiaca per 24/48 ore per identificare aritmie più subdole e che si manifestano più sporadicamente.

Il cuore si contrae seguendo il ritmo sinusale impostato dal nodo seno atriale, con una frequenza compresa tra i 60 e i 100 bpm. Nel momento in cui il ritmo sinusale non viene rispettato insorge un’aritmia cardiaca.

Le alterazioni della fisiologia cardiaca che possono determinare l’insorgenza di un’aritmia possono essere :

  • alterazioni legate alla frequenza, che determinano quindi l’insorgenza di tachicardie ( frequenza superiore a 100 bpm ) e di bradicardie (frequenza inferiore a 60 bpm),
  • alterazioni legate alla via di conduzione , che determinano l’insorgenza di blocchi atrioventricolari e blocchi di branca,
  • alterazioni legate alla sede di insorgenza che determinano aritmie del nodo seno atriale (bradicardia o tachicardia sinusale e malattie del nodo seno atriale), aritmie sopra ventricolari (extrasistoli sopraventricolari, fibrillazione atriale, flutter atriale), aritmie nel nodo atrio ventricolare (blocchi atrio-ventricolari, tachicardia parossistica sopra ventricolare) e aritmie ventricolari (tachicardia o fibrillazione ventricolare).

I fattori di rischio sono in parte non eliminabili, legati a pregresse patologie cardiache, pregressi interventi cardiochirurgici e correlati alla genetica e in parte eliminabili, ovvero correlati al tabagismo, all’abuso di caffeina e al consumo di droghe.

 

La tachicardia che è un disturbo piuttosto comune spesso correlato a presenza di febbre, assunzione di alcuni farmaci, consumo eccessivo di alcool, fumo, ipertiroidismo, esercizio fisico, ansia o un’intensa emozione, non deve essere sottovalutata se invece si presenta in maniera improvvisa e in condizioni di riposo, senza che vi siano elementi esterni che possano averne suscitato l’insorgenza, è considerata patologica e può diventare pericolosa per la salute.

La tachicardia patologica è infatti determinata da un’anomalia cardiaca che causa la produzione di segnali elettrici ad elevata frequenza responsabili dell’accelerazione del battito.

Esistono diverse tipologie di tachicardia consideratapatologica :

  • Tachicardia parossistica sopraventricolare. Tachicardia caratterizzata da una frequenza cardiaca rapida ma regolare compresa di solito tra 140 e 200 battiti per minuto, si presenta con episodi intermittenti della durata di vari minuti e i sintomi consistono in palpitazioni, affanno, dolore toracico e talora svenimento. In genere non è pericolosa ma necessita sempre di approfondimento specialistico.
  • Fibrillazione atriale. Consiste in un’irregolarità del battito cardiaco in cui gli atri pulsano in modo molto rapido (300-600 b.p.m) e anomalo. La fibrillazione atriale è l’aritmia più diffusa nella popolazione e la sua prevalenza tende a crescere con l’aumentare dell’età. Non è una patologia che comporta rischi per la vita del paziente ma può avere conseguenze più serie, come il rischio tromboembolitico se non viene inquadrata e curata correttamente.
  • Tachicardia ventricolare. E’ una grave forma di aritmia con una frequenza cardiaca estremamente rapida, compresa tra 140 e 220 bpm. Generalmente insorge per una grave cardiopatia o una cardiomiopatia, può durare da alcuni secondi ad alcune ore. Se non trattata può degenerare in fibrillazione ventricolare.
  • Fibrillazione ventricolare. Sicuramente la più temuta tra le tachicardie, in quanto può essere fatale, la contrazione dei ventricoli è talmente frequente e irregolare da non consentire una gittata cardiaca adeguata e quindi una perfusione cerebrale e coronarica adeguate.

 

Terapia

Il trattamento delle aritmie cardiache dipende dalla causa che ne ha scatenato l’insorgenza. La terapia farmacologica si avvale di farmaci betabloccanti e calcioantagonisti, in grado di rallentare la frequenza del battito cardiaco.

In alcuni casi è necessario ricorrere alla cardioversione elettrica, intervento strumentale che prevede l’applicazione di una scarica elettrica per interrompere l’aritmia e ripristinare il ritmo sinusale fisiologico.

Se le aritmie cardiache si ripetono nel tempo può essere opportuno valutare l’impianto di pacemaker, un piccolo apparecchio inserito sottocute a livello toracico in grado di inviare impulsi elettrici al cuore.

In alcuni casi è infine necessario ricorrere ad ablazione cardiaca, intervento di cardiologia iterventistica che ha l’obiettivo di eliminare le cellule cardiache responsabili delle aritmie.

Angina pectoris (5*)

L’angina pectoris si manifesta con dolore al petto irradiato alle braccia, alla schiena, al collo ed alla mandibola. Il paziente può riferire sintomi che variano dal leggero fastidio alla sensazione di dolore pressante, opprimente o acuto. Il dolore è spesso accompagnato da affanno, nausea, stanchezza e vertigini ed è causato da uno scarso e temporaneo afflusso del sangue al cuore che provoca allo stesso la mancanza di ossigeno.

Generalmente l’angina pectoris è causata da unindurimento delle pareti arteriose che con il passare degli anni perdono elasticità e quindi hanno minore capacità di contrarsi e dilatarsi, tale fenomeno è conosciuto come arteriosclerosi, oppure è provocato da un accumulo di lipidi e colesterolo nel sangue che riducono il diametro del vaso sanguigno causando una conseguente riduzione del flusso ematico, tale fenomeno è conosciuto come aterosclerosi.

L’angina pectoris, in base alle cause scatenanti e al decorso clinico, può essere definita stabile, instabile o variante.

Angina stabile : Gli episodi sono provocati da condizioni quali sforzo fisico o stress intenso, possono insorgere dopo un pasto o durante l’esposizione al freddo, regrediscono con il riposo o con l’impiego di farmaci. Questo tipo di angina non matte a rischio la vita del paziente, tuttavia rappresenta un avvertimento da non sottovalutare e l’evento necessita di valutazione specialistica.

Angina instabile : Gli episodi sono imprevedibili, apparentemente non riconducibili ad un evento scatenante, si presentano anche a  riposo e sono considerati un’emergenza medica in quanto possono portare ad un repentino peggioramento della condizione cardiaca del paziente, che deve essere tempestivamente visitato per scongiurare un infarto del miocardio o un ictus nel breve termine.

Angina variante : Forma piuttosto rara provocata da un’ostruzione e talvolta anche da un’occlusione coronarica.

Il paziente che presenta sintomi riconducibili ad angina deve essere sottoposto ad accertamenti diagnostici specifici quali elettrocardiogramma da sforzo e coronarografia.

I fattori di rischio non eliminabili sono l’età avanzata e la familiarità, quelli controllabili sono l’ipertensione e la dislipidemia mentre i fattori di rischio eliminabili sono sicuramente il tabagismo e spesso uno stile di vita sbagliato, pertanto è possibile ridurre considerevolmente il rischio di sviluppare queste complicanze intervenendo sull’alimentazione e consigliando un’attività fisica regolare.

Terapia

Il trattamento dell’angina pectoris mira ad alleviare i sintomi durante l’attacco, ridurre il numero degli episodi e le probabilità di comparsa di infarto o ictus.

Diversi farmaci aiutano a raggiungere questi obiettivi: alcuni vanno presi solo in caso di necessità, altri vanno assunti quotidianamente.

In caso di mancata risposta ai farmaci è consigliato ricorrere alla chirurgia el’approccio chirurgico può prevede la creazione di un by-pass coronarico oppure un’angioplastica coronarica.

Scompenso cardiaco o Insufficienza cardiaca (6*)

Lo scompenso cardiaco è una condizione o un gruppo di sintomi correlati all’incapacità del cuore di pompare quantità di sangue sufficienti per far fronte alle necessità dell’organismo, in genere tale condizione si sviluppa in seguito a una lesione cardiaca, ad un’eccessiva sollecitazione cardiaca dovuta a un’ipertensione non trattata per diversi anni o in conseguenza di una disfunzione valvolare.

Il paziente, negli stadi più precoci, può essere asintomatico oppure lo scompenso può dare sintomi più palesi come affanno, gonfiore agli arti inferiori, carenza di energia e spossatezza, sonno disturbato a causa di problemi respiratori, perdita di appeto, dolere addominale, tosse con espettorato “schiumoso” o catarro, aumento della minzione notturna, perdita di memoria.

I fattori di rischio che induco il paziente a maggior predisposizione sono l’ipertensione, l’anomalia delle valvole cardiache, le cardiomiopatie o l’anamnesi positiva per cardiopatia. Il diabete, pertanto chiunque abbia uno di queste condizione dovrebbe sottoporsi a visite cardiologiche periodiche preventive e specialistica potrebbe prescrivere anche un ecg basale, un’ecocardiocolordoppler, una radiografia del torace, un test da sforzo cardiovascolare e un cateterismo cardiaco. Se gli accertamenti medici confermano uno scompenso cardiaco, lo specialista potrà decidere di monitorare la percentuale di sangue che il cuore pompa in circolo a ogni battito. Tale valore è un indicatore fondamentale della salute del cuore e viene spesso utilizzato dai medici per stabilire se l’organo funziona in maniera adeguata.

 

Terapia

Sicuramente il primo passo da fare è un cambiamento dello stile di vita nel paziente, invitando lo stesso a smettere di fumare se tabagista, a ridurre l’apporto di sodio seguendo quindi una dieta a basso contenuto di sale, a perdere peso e a ridurre i livelli di stress

Questi cambiamenti possono contribuire ad alleviare alcuni dei sintomi associati allo scompenso cardiaco e a ridurre il carico di lavoro per il cuore.

Se il miglioramento dello stile di vita non è sufficiente il passo successivo sarà iniziare una terapia farmacologica adeguata.

Nei casi più gravi si opta per un approccio invasivo con l’impianto di un dispositivo cardiaco per la terapia di resincronizzazione cardiaca (CRT). La CRT è un’opzione clinicamente testata per il trattamento di alcuni soggetti con scompenso cardiaco. Un dispositivo cardiaco CRT invia piccoli impulsi elettrici alle camere inferiori del cuore per aiutarle a battere in maniera più coordinata, ossia in “sincronia”, e migliorare così il pompaggio del sangue.

Se lo scompenso cardiaco è la diretta conseguenza di una disfunzione valvolare o se è aggravata da tale condizione, il medico potrà valutare l’opportunità di un intervento chirurgico per riparare o sostituire la valvola difettosa, o addirittura considerare un trapianto di cuore di fronte a uno scompenso cardiaco grave e irreversibile.

Cardiopatia congenita  (7*)

Le cardiopatie congenite sono malformazioni che interessano l’apparato cardiovascolare, il cuore o i grossi vasi. Possono essere semplici quando la malformazione riguarda un difetto dei setti (difetto interatriale, difetto interventricolare, dotto di Botallo) o una malformazione valvolare, oppure possono essere complesse quando si presentano più difetti.

Le cardiopatie congenite, che sono malformazioni già presenti alla nascita e anche nella vita intrauterina, possano essere causate da alterazioni di piccole parti dei cromosomi.
L’origine di tutte le cardiopatie è un’anomalia nella formazione e nello sviluppo del cuore durante la vita embrionale e fetale, tra la seconda e la nona settimana di gestazione. Queste malformazioni, la maggior parte delle volte, sono ben tollerate durante la vita fetale e cominciano a provocare problemi dopo la nascita.

La diagnosi spesso viene effettuata durante la gravidanza  mediante un semplice ecocardiogramma fetale. Gli eventuali ulteriori accertamenti strumentali a disposizione, che richiedono un contatto superficiale con il feto, sono in grado di assicurare una diagnosi completa e dettagliata di qualsiasi cardiopatia congenita. (elettrocardiogramma o ECG, ecocardiogramma di superficie, ecocardiografia fetale, risonanza magneticatomografia assiale computerizzata, etc.).

Se la cardiopatia necessita di un’indagine approfondita sarà necessario ricorrere alla diagnostica cruenta invasiva attraverso il cateterismo cardiaco e l’eco transesofageo:

  • Nel primo caso viene introdotta in una vena o in un’arteria del bambino una sonda che arriva al cuore e che raccoglie maggiori informazioni;
  • Nel secondo viene introdotta nell’esofago una sonda ecografica. Poiché l’esofago è molto vicino al cuore, si possono ottenere immagini molto dettagliate di svariate strutture del cuore, compresa quella delle valvole cardiache. Il tempo necessario per queste indagini è di diverse ore ed è necessario sottoporre il bambino ad una lieve anestesia.

Terapia

Se un lattante si affatica o suda durante i pasti o un bimbo più grande si affatica costantemente con gli sforzi fisici, è opportuno sottoporlo a una visita presso un Centro di riferimento pediatrico per le cardiopatie congenite per escludere la malattia.

Alcune cardiopatie devono essere diagnosticate, curate e operate immediatamente in epoca neonatale. Per altre, dopo la diagnosi neonatale è utile attendere qualche settimana (o qualche mese) prima dell’intervento chirurgico in modo da ottenere i migliori risultati. In ogni caso è bene che l’intervento chirurgico sia precoce, entro il quarto-sesto anno di vita, per permettere un pieno inserimento del bambino nella vita di tutti i giorni.

Valvulopatia cardiaca (8*)

La valvulopatia cardiaca è una patologia determinata da anomalie strutturali e/o disturbi della funzione valvolare cardiaca. Tale termine è generico, in quanto include un insieme di entità eziologiche, ciascuna caratterizzata da una propria fisiopatologia, presentazione clinica e storia naturale.

Le patologie che coinvolgono le valvole cardiache conducono ad alterazioni che possono essere restrittive (stenosi valvolare) oppure di incontinenza (insufficienza valvolare). Tali vizi, inoltre, possono essere isolati, combinati oppure composti, ovvero possono coinvolgere più valvole contemporaneamente.

Le principali valvulopatie sono :

·       Stenosi mitralica

·       Insufficienza mitralica

·       Prolasso mitralico

·       Stenosi aortica

·       Insufficienza aortica

·       Stenosi tricuspidale

·       Insufficienza tricuspidale

 

Terapia

Le opzioni terapeutiche, a seconda della gravità, possono essere farmacologiche o chirurgiche.

Miocardite (9*)

La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco, può presentarsi in modo molto variabile e, allo stesso modo, può avere evoluzioni molto diverse fra loro: è possibile una guarigione completa o, a volte, può compromettere la funzionalità cardiaca. Per questo la prognosi è estremamente variabile.

La miocardite può associarsi a una pericardite se l’infiammazione coinvolge anche il pericardio.

La miocardite si manifesta per lo più come conseguenza di infezioni virali (Coxsackievirus, Citomegalovirus, virus dell’epatite C, Herpes virus, HIV, Adenovirus, Parvovirus), raramente gli agenti infettivi coinvolti possono essere batteri, funghi o protozoi.

Il paziente con miocardite riferisce dolore toracico simile all’infarto, altri sintomi comuni sono la mancanza di respiro, la febbre, gli svenimenti e la perdita di coscienza, nelle settimane precedenti possono verificarsi sintomi simil-influenzali quali mal di gola e altre infezioni delle vie respiratorie o disturbi gastrointestinali.

Per fare diagnosi di miocardite sono necessari una visita specialistica con un elettrocardiogramma e un’ ecocardiocolordoppler associata ad esami ematochimici quali enzimi cardiaci e markers infiammatori. In alcuni casi si rende opportuno fare anche una risonanza magnetica cardiaca e nei pazienti instabili e con forme complicate si può procedere anche a biopsia endomiocardiaca, coronarografia o angiotac delle coronarie.

Terapia

Nei pazienti con diagnosi di miocardite è mandatorio procedere a ricovero ospedaliero per il monitoraggio e la somministrazione della terapia medica e nei casi complicati meglio un ricovero in terapia intensiva per dare supporto al sistema circolatorio e trattare le aritmie.

Importante è raccomandare ai pazienti con diagnosi di miocardite l’astensione dall’attività fisica per almeno 3-6 mesi, o comunque fino a normalizzazione degli esami ematici. Per riprendere le normali attività sportive in sicurezza è sempre bene fare prima un ‘accurata visita specialistica.